Un ulteriore riconoscimento dell'impegno e delle positive attività svolte dal Corpo Italiano di San Lazzaro che è stato inserito nel Registro Nazionale delle associazioni ed enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), afferente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’UNAR è deputato dallo Stato italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla origine etnica o razziale, dalla loro età, dal loro credo religioso, dal loro orientamento sessuale, dalla loro identità di genere o dal fatto di essere persone con disabilità. L’Ufficio è stato istituito nel 2003 (d.lgs. n. 215/2003) in seguito a una direttiva comunitaria (n. 2000/43/CE), che impone a ciascun Stato Membro di attivare un organismo appositamente dedicato a contrastare le forme di discriminazione. In particolare, UNAR si occupa di monitorare cause e fenomeni connessi ad ogni tipo di discriminazione, studiare possibili soluzioni, promuovere una cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità e di fornire assistenza concreta alle vittime.
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![]() Nello scorso gennaio, prima che si diffondesse ulteriormente la pandemia, avevamo scritto di quanto fossero stati sottostimati i dati provenienti dalla Cina e dagli altri Paesi, illustrando poi cosa accade organizzativamente nelle emergenze sanitarie. A distanza di circa 9 mesi è opportuno richiamare l’attenzione su quegli aspetti dell’emergenza che ancora non sono alla ribalta dei media, ma dei quali si comincia, purtroppo, ad avvertire dei segnali. L’emergenza sanitaria del Coronavirus, che produce la malattia del Covid-19, sta ancora oscurando l’altro aspetto, tipico di molte emergenze da epidemia, o pandemia, cioè l’attenzione nettamente minore che in questi periodi si presta ad altre patologie già in corso o emerse negli ultimi mesi. Centinaia di migliaia di test, di indagini diagnostiche preventive (screening), di controlli in fasi intermedie del decorso, di analisi non fondamentali per la sopravvivenza odierna ma certo importanti per quella futura, sono stati annullati o posposti, specialmente quelli in strutture di grosse dimensioni con numerosa affluenza. Le patologie cardiovascolari, i tumori, il diabete, le altre malattie degenerative, quei problemi sanitari, per così dire “minori”, acuti o cronici alle vie respiratorie, e tante altre patologie la cui soluzione è stata rinviata nel tempo, o che sono state meno sottoposte a controlli perché il sistema sanitario ed i suoi operatori si sono dovuti mobilitare per l’emergenza epidemica, riducendo o sospendendo delle attività anche per evitare ulteriori possibili focolai di contagio. Ma, quanti ne subiscono o ne subiranno le conseguenze? Chi valuterà i danni nel medio e lungo periodo? Alcune stime a livello europeo parlano di vari milioni di interventi, test, terapie, classificati come “non urgenti” che sono stati rinviati. Certamente, come in una situazione di guerra in atto, un braccio fratturato, una gastrite, una dermatite, per portare degli esempi, sono poca cosa rispetto a chi rischia la vita, ma sono pur sempre patologie che se non curate in tempo e modi opportuni possono degenerare. Bisognerebbe, oltretutto, considerare e sommare anche gli effetti sulla salute mentale di questi rinvii e dell’emergenza stessa. Ѐ quindi un grave vulnus del diritto alla cura ed alla salute, non è cosa da poco e le conseguenze si registreranno solo nel tempo. Come in altri contesti emergenziali, si cerca di distribuire il carico per renderlo meno pesante di quanto sarebbe se ricadesse solo su poche spalle e si risponde alle emergenze in base a criteri di priorità ed urgenza per gravità, rischio, disponibilità concrete. Ma si tratta in ogni caso di danni, di costi, di salute non garantita, di possibile riduzione della durata media della vita per un insieme abbastanza ampio di persone. Questa è l’altra vera emergenza sanitaria, quella che non compare sulle prime pagine o nei notiziari quotidiani, ma è scritta nel corpo e nella salute di centinaia di migliaia di persone. Prof. Antonio Virgili, Presidente Nazionale del Corpo Italiano di San Lazzaro Il Corpo Italiano di San Lazzaro conferma ed amplia il suo impegno a favore dei minorenni. Il Distretto Campania del Corpo è stato infatti recentemente inserito, a seguito di un Avviso pubblico del Comune di Napoli, nell’elenco delle associazioni idonee a fornire attività di supporto alla funzione di tutore e di amministratore di sostegno per i minorenni. Un impegno socialmente rilevante che si spera consenta di dare un contributo per migliorare le condizioni di vita e le prospettive di benessere dei numerosi minorenni che si trovano, purtroppo, in situazioni di disagio o abbandono.
Anche a tal fine è stato costituito quest’anno un qualificato gruppo di lavoro interdisciplinare che seguirà e farà da consulenza per le iniziative dell’associazione relative ai temi psico-sociali, in particolare per i minorenni. Il gruppo è costituito da esperte/i nei campi della sociologia, psicologia, assistenza sociale, giurisprudenza, socio-sanitario. Il Corpo ha sempre prestato attenzione ai più giovani dedicando alcune delle proprie attività ai minorenni, tra le iniziative si ricordano, in contesto scolastico, quelle nell’ambito del programma delle Nazioni Unite Girl-Up, per promuovere la valorizzazione e la partecipazione delle ragazze alla vita sociale e prevenire situazioni a rischio. Il sostegno ad azioni per combattere il bullismo ed il cyberbullismo tra adolescenti, i seminari gratuiti per giovani in gravidanza ed altre iniziative di informazione e prevenzione socio-sanitaria. Il Corpo inoltre ha adottato una articolata politica e procedure di tutela e salvaguardia dei minorenni e, già da vari anni, richiede obbligatoriamente ai volontari che si trovino ad operare con i minori, l’assenza di precedenti penali. ![]() Due nomine internazionali importanti relative al settore della riduzione dei disastri per il Consigliere Nazionale del Corpo Italiano di San Lazzaro Alexander Virgili. La prima riguarda il ruolo di Regional Focal Point per l’Europa all’interno del Working Group sul Disaster Risk Reduction del United Nations Major Group for Children and Youth (UNMGCY). Il UNMGCY è uno dei nove Major Groups delle Nazioni Unite dedito all’implementazione della partecipazione giovanile nel sistema ONU. Istituito nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in seguito alla Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED) attraverso la Sezione III dell'Agenda 21, i governi degli Stati membri dell’ONU hanno riconosciuto formalmente il ruolo dei Major Groups come organi di rappresentanza dei settori chiave della società civile per lo sviluppo sostenibile. La seconda nomina è invece relativa al Global Network of Civil Society Organisations for Disaster Reduction (GNDR), all’interno della quale Alexander Virgili è stato nominato National Focal Point per l’Italia e membro della Advisory Board della regione Europa. Il GNDR è la più grande rete internazionale di organizzazioni che lavora per rafforzare la resilienza e ridurre il rischio nelle comunità di tutto il mondo. La rete GNDR ha oltre 1.200 organizzazioni membri (tra cui il CSLI Italia) in 121 paesi. “Il Corpo Italiano di San Lazzaro è una realtà dinamica, seria e qualificata e queste nomine sono la prova che il nostro lavoro è molto apprezzato nei più alti contesti internazionali” ha commentato Alexander Virgili. ![]() Le recenti notizie sull’epidemia di Coronavirus in Cina e la probabile pandemia associata, stanno suscitando allarme nell’opinione pubblica ed anche interrogativi sulla presenza di adeguati piani di controllo per tali situazioni. Dai primi anni duemila, dopo l’influenza aviaria, l’OMS invitò i Paesi ad adottare piani mirati per epidemie animali e per pandemie che coinvolgano la popolazione. L’Italia ha predisposto tali piani, articolati ai tre livelli del sistema sanitario: nazionale, regionale e territoriale locale. É bene ricordare che una pandemia influenzale costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato, quindi è necessario un coordinamento ai massimi livelli. Le linee guida nazionali per la conduzione delle azioni previste sono emanate dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM), organo di consulenza del Ministero della Salute, che si coordina non solo con tale Ministero e con le Regioni ma pure con il Ministero degli Esteri, con gli organismi internazionali, con gli Istituti di ricerca, ricovero e cura, con il Dipartimento di Protezione Civile e con il Ministero della Difesa. Il CCM raccorda e promuove le attività sanitarie sia di tipo preventivo che assistenziale da garantire su tutto il territorio nazionale, con i Dicasteri coinvolti per le attività extra-sanitarie e di supporto, sia per proteggere la collettività che per mitigare l’impatto sull’economia nazionale e sul funzionamento sociale. L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e locale, attivando canali (inclusi i servizi di medical inteligence), mobilitando risorse e prevedendo soluzioni per le varie esigenze. Ne derivano quelle che sono definite le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano, ovvero: 1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica; 2. Attuare misure di prevenzione e controllo; 3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi; 4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere la funzionalità dei servizi sanitari ed altri servizi essenziali; 5. Predisporre un Piano di formazione; 6. Mettere a punto adeguate strategie di comunicazione; 7. Monitorare l’attuazione di quanto pianificato per fase di rischio, le capacità e risorse esistenti per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi; tale monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando ed analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi. Il Piano deve essere aggiornato periodicamente anche perché alla base dell’epidemiologia di alcuni virus c’è la nota tendenza a variare, cioè ad acquisire cambiamenti che permettono loro di aggirare la barriera immunitaria presente nella popolazione anche per chi ha già contratto l’infezione in anni precedenti (i cambiamenti possono avvenire secondo due meccanismi: a) Deriva antigenica, o b) Spostamento antigenico. Il principio ispiratore generale del Piano è l’assunto che emergenze globali richiedono risposte coordinate e globali, dove il momento di pianificazione deve essere condiviso dai responsabili delle decisioni ed il momento dell’azione deve essere conosciuto prima del verificarsi dell’evento in modo che ognuno sia in grado di attivare il suo ruolo e le sue responsabilità. Nel caso in cui sia dichiarato lo stato di emergenza il coordinamento spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri. Quanto sta avvenendo in Cina, secondo vari esperti, appare ancora sottostimato, poiché si tratterebbe di una fase di allerta 5 (su 6), nella quale si sta diffondendo in un Paese l’epidemia e le frequenti relazioni e contatti di persone e merci (si pensi ai tipi e quantità di merci importate dalla Cina, alimenti inclusi!) fanno prevedere ulteriori espansioni di tipo pandemico. Antonio Virgili, Presidente nazionale del Corpo italiano di San Lazzaro Al termine di una procedura di selezione da parte della Commissione Europea, il Corpo Italiano di San Lazzaro è entrato a far parte della Copernicus Academy, una rete internazionale costituita da Università, istituti di ricerca, enti ed organizzazioni che si occupano delle applicazioni delle rilevazioni satellitari e delle applicazioni delle stesse in sinergia con il mondo economico ed imprenditoriale.
Copernicus è il programma di Osservazione della Terra dell'Unione Europea, dedicato a monitorare il nostro pianeta e il suo ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei. Il programma è coordinato e gestito dalla Commissione Europea ed è attuato in collaborazione con gli Stati membri, l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), l'Organizzazione europea per l'esercizio dei satelliti meteorologici (EUMETSAT), il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (CEPMMT). Il Corpo Italiano di San Lazzaro si integra così maggiormente nel sistema internazionale che si occupa di informazione, ricerca, studio ed applicazioni delle nuove tecnologie nell’ambito della protezione civile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Convenzione tra il Corpo Italiano di San Lazzaro e l’Università degli Studi di Napoli Federico II5/12/2019 ![]() È stata stipulata e firmata una convenzione tra il Corpo Italiano di San Lazzaro e l’Università degli Studi di Napoli Federico II rappresentati nelle persone del Prof. Antonio Virgili, Presidente Nazionale del Corpo e del Prof. Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università. Il Corpo collabora con l’Università già da diversi anni tramite seminari, corsi ed incontri. Attraverso la convenzione si rafforzeranno ed amplieranno le possibilità di iniziative ed attività. ![]() Sono pervenute in questi giorni le dimissioni ufficiali del prof. Lothar Gellert da Presidente Internazionale della Lazarus Union per motivi strettamente personali e non legati alle attività dell’Unione. Il prof. Gellert continuerà comunque a ricoprire incarichi associativi all’interno dell’organizzazione. A presiedere ad interim l’Unione fino alla prossima Assemblea Generale del 2020 sarà il dott. Oliver Gruber-Lavin, Vice Presidente con delega agli “United Nations Affairs” e Segretario Generale. “Il processo che ha portato alle dimissioni è stato corretto e trasparente” ha commentato il Presidente Nazionale Antonio Virgili, che ricopre anche l’incarico di Vice Presidente Internazionale della Lazarus Union. “Il prof. Gellert già da qualche tempo ci aveva informati della sua intenzione di dimettersi e gli rivolgiamo i ringraziamenti ed i migliori auguri” ha concluso il Presidente. Il dott. Oliver Gruber-Lavin, austriaco, entra nel CSLI nel 2011 e ricopre diversi incarichi fino ad entrare nello staff assegnato in supporto al Comandante in Capo dell’Unione (UCIC) della Lazarus Union e venire eletto Segretario Generale nel 2015. Laureato in comunicazione e scienze politiche, ha servito nelle forze armate austriache distinguendosi in servizio durante la prima Guerra del Golfo e ricevendo la medaglia delle Nazioni Unite “In the Service of Peace”. Successivamente svolge attività di assistente e consulente politico presso il parlamento austriaco prima di intraprendere la carriera di giornalista e consulente presso aziende austriache e tedesche nel settore minerario in Africa. Attualmente è partner associato presso un’agenzia di pubbliche relazioni e media. Tra l’altro, è membro della Royal British Legion e della Association of Austrian Peacekeepers. La storia dei trenta anni dall’approvazione della “Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (1989-2019) dimostra che passività e scetticismo possono essere messi a margine quando, propositivamente, ci si impegna su grandi temi. Se oggi la condizione di molti bambini ed adolescenti nel mondo è migliorata lo si deve anche a quanti hanno sostenuto l’approvazione prima e l’applicazione poi della Convenzione. Certo, i problemi persistono gravi in molte aree e troppi bambini sono ancora al limite della sopravvivenza ed allo stremo per denutrizione, sfruttamento, violenza ed emarginazione, ma sono in numero inferiore a quello che si sarebbe registrato in assenza della Convenzione, inoltre, continuare ad elencare solo le situazioni negative porta a sottovalutare i progressi ottenuti e quelli ancora ottenibili. La Convenzione è stata uno degli accordi sui diritti umani più ratificati delle Nazioni Unite, la hanno sottoscritta 194 Paesi (l’ultimo in ordine di tempo la Somalia) con la eclatante eccezione degli Stati Uniti d’America.
La Convenzione, nel 1989, riprendeva ed arricchiva, in senso ben più ampio, la “Dichiarazione per l’infanzia” adottata nel 1924, dalla allora Società delle Nazioni, che era stata spinta a ciò dalle degradanti condizioni di tanti bambini durante la prima guerra mondiale. Nell’intervallo di tempo tra le due, altro tassello fondamentale è stata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948) cui pure la Convenzione del 1989 si ispira. Ovviamente, ratifica non implica diretta od automatica applicazione, ma è almeno un primo forte impegno morale che implica anche il dover spiegare o giustificare, coram populo, agli occhi di tutti, per quali motivi si ritenga di non adottare parte delle indicazioni della Convenzione. Si scopre così che Paesi “ricchi” come Canada e Regno Unito, ancora non separano adulti e minori nella detenzione, per “motivi economici”, si dichiara. Che molti Paesi islamici (e non solo) hanno rifiutato l’applicazione di alcuni punti, ad esempio dell’art. 14 sul diritto dei bambini e degli adolescenti “alla libertà di pensiero, religione e di coscienza”, perché ritenuta contraria al credo islamico o alla dottrina politica di regime. Che altri Paesi islamici affermano debba prevalere nell’allevamento dei bambini la Sharia (considerata, in alcuni Paesi, alla stregua delle norme di diritto positivo imposte dallo Stato), in nome di un preteso relativismo culturale per cui la libertà sarebbe un concetto occidentale, non un principio di diritto universale. É bene trarre insegnamento da tali situazioni, confrontare le dichiarazioni con le applicazioni concrete delle norme, evidenziare quali siano -o siano state- le priorità adottate nella vita sociale dei vari Stati. Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia monitora l’applicazione della Convenzione ed ha giustamente sottolineato che: "...le norme della Convenzione sono intese a sollecitare le autorità di ciascun Paese a trovare i modi più efficaci nelle loro società per spezzare il ciclo della violenza spesso perpetuato da una generazione all'altra con il pretesto della tradizione e delle consuetudini". Prima del 1989, pochissimi Paesi avevano assunto iniziative per garantire la visibilità dei diritti dell'infanzia nell'ambito delle politiche di governo (una eccezione influente era rappresentata dall'istituzione in Norvegia, nel 1981, di un Ombudsperson, o difensore civico). Oggi, le commissioni nazionali ed i comitati interministeriali per l'infanzia, i piani d'azione nazionali, i programmi e le strategie per l'infanzia, le valutazioni di impatto sull'infanzia, i rapporti su "Lo stato dell'infanzia", e i "Bilanci dei bambini" stanno diventando la regola piuttosto che l'eccezione. Alcuni Stati hanno sviluppato una concezione del tutto nuova, uno statuto dei diritti dell'infanzia nonché capitoli speciali della loro Costituzione. Questo processo sta sradicando le concezioni tradizionali in materia di proprietà e di discriminazioni (ad esempio contro le bambine e contro i figli nati fuori dal matrimonio) e le sostituisce con i concetti di responsabilità dei genitori e degli Stati, e con principi e standard universali. Il principio di non discriminazione, che richiede il riconoscimento di tutti i diritti per tutti i bambini nell'ambito di ciascuna giurisdizione, ha costretto gli Stati al riconoscimento, la cura e il reinserimento dei bambini dimenticati e marginalizzati: i bambini lasciati negli istituti, i bambini che vivono e/o lavorano in strada, i bambini profughi non accompagnati, i bambini coinvolti dalle forme occulte di sfruttamento del lavoro minorile i bambini comprati e venduti attraverso le frontiere. I principi della Convenzione stanno inoltre portando gli Stati a sviluppare sistemi distinti di amministrazione della giustizia per i minori (nell’ordinamento giuridico italiano già presente dal 1934 con il Tribunale ordinario specializzato per i Minorenni) evitando, ove possibile, la criminalizzazione e la privazione della libertà, ponendo l'accento sulla riabilitazione ed il reinserimento, tenendo sotto controllo le politiche punitive di impronta populista che portano spesso ad un incremento della criminalità e della violenza. Si è oramai consapevoli, o almeno informati, di ciò che risulta da ricerche e studi, cioè che le esperienze dei primi anni dell'infanzia, nell'ambito della famiglia o di altre forme di cura, determina in modo significativo la crescita e lo sviluppo degli individui, in modo positivo o negativo. E questo, a sua volta, determina in che misura, nel resto della loro vita, essi rappresenteranno un costo per la società o invece forniranno un contributo. Se si usa la definizione di infanzia che fornisce la Convenzione, e cioè comprensiva di ogni essere umano di età inferiore ai 18 anni, si prendono in considerazione più di due miliardi di persone che, in alcune regioni demograficamente giovani, rappresentano quasi la metà della popolazione. Quindi è in campo una sfida che coinvolge grandi numeri ma anche il futuro delle società. Come affermava Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel 1997: "Per guardare ad alcuni aspetti del futuro, non abbiamo bisogno di proiezioni elaborate da supercomputer. Molto di ciò che sarà il prossimo millennio si può già vedere nel modo in cui ci occupiamo oggi dell'infanzia. II mondo di domani forse sarà influenzato dalla scienza e dalla tecnologia ma più di ogni altra cosa, sta già prendendo forma nei corpi e nelle menti dei nostri bambini." Antonio Virgili, Presidente Nazionale ![]() Wolfgang Steinhardt (CSLI Austria) presidente internazionale della Lazarus Union dal 2007 ha rassegnato le dimissioni da ogni incarico interno all’Unione a partire dal corrente mese. La decisione è stata motivata dal fatto che, ormai raggiunta una certa età, non ha più l’energia di un tempo, necessaria per rappresentare un’organizzazione oramai così vasta. La scelta di lasciare non è giunta inaspettata: già da alcuni anni il Sen. Steinhardt aveva delegato sempre più ai propri collaboratori ed anche durante l’Assemblea Generale del 2019, del mese scorso, aveva ribadito il suo intento di lasciare il prima possibile per potersi ritirare a vita privata. A succedergli il Vice Presidente Internazionale, Prof. Lothar Gellert del CSLI Germania. Già nell’esecutivo internazionale da diversi anni, precedentemente Lothar ha ricoperto l’incarico di Comandante del Distretto Ovest del Corpo tedesco del CSLI. Il Corpo Italiano ringrazia sentitamente il dimissionario Sen. Wolfgang Steinhardt per tutto il lavoro svolto con passione e continuità ed augura buona fortuna al Prof. Gellert. |