Corpo Italiano di San Lazzaro

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                                                          Rassegna telematica   -  Telematic Review                                                                           Articles texts are in Italian or in English language.
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  BAMBINI  DI  STRADA 
            IN  NEPAL


A causa della povertà estrema, della difficoltà di accesso all’educazione per le donne e di un ruolo sociale ancora in parte marginale, molte madri in Nepal non sono in grado di prendersi cura dei propri figli e di garantire loro il cibo, una casa e la scuola.    Dati sanitari indicano che  quasi metà dei bambini nati è sottopeso e che i tre quarti delle donne incinte ha problemi di anemia.  Oltre metà della popolazione non dispone di  servizi igienici,  l’assistenza ostetrica e ginecologica sono spesso assenti così come cure adeguate per i neonati.  Nonostante le Leggi, la discriminazione e lo sfruttamento di donne e bambini è molto diffuso e le trasformazioni sociali in atto, orientate su basi solo economiche, certo non riducono la tendenza.      Si stima che oltre 10.000 ragazze tra gli 8 e i 18 anni siano vendute ogni anno e finiscano nel traffico della prostituzione, spesso in bordelli indiani, ma anche i bambini sono oggetto di sfruttamento sessuale.  Tantissimi bambini orfani  finiscono per strada, dove si uniscono in bande, diventando facilmente criminali o tossicodipendenti.    Il problema è quindi di ampio e diffuso rilievo sociale, culturale ed economico.  Il Nepal, con circa 30 milioni di abitanti è oramai come schiacciato tra due vicini ipertrofici e sempre più autocentrati: Cina ed India.   Raramente alla ribalta della cronaca,  è piacevole ricordare le parole dell’orientalista e geografo  Giuseppe Tucci:    « Qualcuno mi ha domandato che cosa interessa a noi del Nepal. Ed io rispondo: dove c'è un uomo, uno solo, lì siamo anche noi, dove c'è memoria di un passato lì troveremo la modulazione nuova delle stesse illusioni, l'inveramento diverso, ma non discordante, degli archetipi dello spirito umano. »       (G. Tucci, Nepal: alla scoperta del regno dei Malla)

                                                                                               La Redazione


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              Riguardo la 
      certificazione penale

Non sono mancate polemiche ed inutili commenti all' ipotesi che anche professionisti e volontari che svolgano attività con minorenni presentino un certificato penale.   Posto che vadano rispettati sia i diritti di quanti hanno in passato commesso reati sia dei minorenni, la cui tutela dovrebbe anzi essere bene comune, pur desiderando evitare che si giunga ad isterismi collettivi per cui tutto è visto come sospetta sesualità, o "filia", o come azione punitiva nei confronti di qualcuno, l'obbligo di dover documentare che almeno non si siano commessi reati contro minori appare del tutto corretto ed opportuno.  Il CSLI Italia, già da tempo, chiede che chi voglia svolgere attività sociali di volontariato nel CSLI documenti l'assenza di reati specifici.   Quale è il problema?

        MGF: le donne condannate dalla tradizione

 
Le Mgf ovvero le mutilazione genitali femminili, comprendono tutte le forme di alterazione parziale o totale dei genitali femminili. Sono usi che appartengono a tradizioni millenarie che servono a porre una netta distinzione tra i due sessi e al controllo sociale della sessualità femminile. Queste mutilazioni vengono praticate in diversi modi:
1.      Circoncisione femminile: (secondo la “sunna”, tradizione, dei Paesi musulmani) consiste nell'asportazione parziale del clitoride.
2.      Clitoridectomia: consiste nell'asportazione del clitoride e delle piccole labbra.
3.      Infibulazione: prevede la rimozione del clitoride, delle grandi e piccole labbra con successiva sutura dei lembi rimanenti al fine di chiudere completamente l'introito vaginale.
4.      Un insieme delle pratiche precedenti con l'aggiunta di sostanze corrosive o erbe astringenti all'interno della vagina.
 
   Queste pratiche terribili sono originarie soprattutto dei paesi africani, asiatici e mediorientali, ma si stanno diffondendo, a causa delle migrazioni, anche in alcune regioni del continente indiano, in Europa, in America settentrionale e in Australia.
  L'Italia è uno dei pochi Paesi in cui è stata approvata una Legge  (la n.7 01-2006) che vieta l'infibulazione. Nonostante ciò, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che in Italia, ogni anno ci siano 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate. I genitori e i familiari credono che queste pratiche barbare abbiano effetti positivi sulle bambine poiché sono rituali che hanno origini profonde nella loro cultura. Fin troppo spesso però, le mutilazioni portano dolori e sofferenze nonché infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, shock,  maggior vulnerabilità all'infezione da AIDS , oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto. Inoltre le mutilazioni sono effettuate in ambienti non sterili, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Il 6 febbraio è stata la  XII Giornata Mondiale indetta dall’Onu per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili poiché sempre più numerose sono le giovani ragazze nate in Italia da genitori immigrati che chiedono di essere infibulate. Per questo motivo c'è la necessità di attuare una legislazione efficace che punisca i trasgressori accompagnata da una ferrea prevenzione, mirata a far comprendere alle famiglie che la vita e il benessere psichico, sessuale e riproduttivo delle proprie figlie deve avere la priorità su qualsiasi rito o cerimonia legata alle tradizioni di origine.  
  Per mettere fine definitivamente a questi atti atroci c'è bisogno di un processo di integrazione che ponga le sue basi sull'informazione, sull'educazione scolastica, sui controlli socio-sanitari, su chiari divieti di Legge e soprattutto sull'emancipazione della donna.   Chiarendo con fermezza che in Europa tali mutilazioni non sono, o saranno, consentite.
             
                                     di  Valentina Cotugno                  Febbraio 2015

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            NOTE  E  VIBRAZIONI  POSITIVE

“Dove le parole finiscono, inizia la musica.” (Heinrich Heine)        Secondo questa citazione, la musica è il fondamento basilare della vita di ogni individuo. Quanto è vero ciò?         Soffermandoci, a primo impatto, verrebbero in mente la musica classica, moderna, e tanti altri generi ancora.. . ma non è solo questo. La musica la si può udire in cose che facciamo quotidianamente, nel suono del vento che scuote le foglie, nel cinguettare degli uccelli, nell’infrangersi delle onde del mare, insomma, in tutto ciò in cui la percezione uditiva si mescola con la partecipazione emotiva.
   La musica può avere anche un ruolo fondamentale nella salute dell’ umanità in quanto viene utilizzata come forma di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, con la musicoterapia. Quest’ultima influisce su battito cardiaco, pressione sanguigna, respirazione, livello di determinati ormoni, in particolare quelli dello stress, e sulle endorfine. I primi esperimenti di musicoterapia furono realizzati, quasi un secolo or sono, sui veterani della prima guerra mondiale, quindi su vari casi di stress post-traumatico.
   E’ stato anche sperimentato che la musica di Mozart procura benefici sulla memoria e sull’apprendimento, in quanto, ascoltandola, favoriamo la concentrazione e la produttività. La musica è stata pure più volte usata in casi di autismo (difficoltà di interazione con gli altri), così come per agevolare stati di rilassamento psico-fisico. In campo medico, secondo uno studio effettuato, si evince che ascoltare musica per due o tre ore al giorno, nel periodo successivo ad un ictus, facilita il recupero della memoria verbale.
   Insomma, gli esempi sono innumerevoli, così come le persone che ogni giorno ascoltano musica, chi per strada, chi in auto, chi a casa, chi facendo sport, chi bevendo un caffè, chi per puro caso, chi attende un qualcosa, chi rimembra il passato, chi si rifugia per evadere dai problemi quotidiani, e poi c’è chi, come me, la tratta come compagna di vita.

                                                         Roberta  Girardi

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   a proposito di . . . .
                        I Corpi musicali del CSLI


   Il CSLI ha in Austria due gruppi musicali, più precisamente: una banda ed un quartetto di ottoni.   Questi due gruppi hanno già partecipato a varie manifestazioni e gemellaggi. 


PRECISAZIONE 
Questo spazio non ospita comunicati ufficiali ma prevalentemente notizie e commenti di Membri del CSLI Italia.  Per tale motivo gli scritti
pubblicati esprimono il pensiero degli Autori che li firmano e non necessariamente quello del CSLI Italia.   Si può invece considerare
vicino alla posizione ufficiale il testo siglato  "La Redazione" o senza firma.

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